Il complotto cattocomuplutogiudomassomonarchico

Vi piace fare polemica? Trovate gusto nello scannarvi? Allora QUESTO è il blog per voi!

23 febbraio, 2009

La crisi dei mutui "subprime"

Ho trovato un video che spiega molto bene cosa ha originato la crisi dei "subprime" che ha dato la stura alla congiuntura economica in cui ci ritroviamo tutti.

L'artista Jonathan Jarvis ha realizzato un breve filmato animato (in due parti) che descrive le radici della corrente crisi economica.
E' molto ben realizzato e chiaro: anch'io che mi perdo nelle maglie intricate di questi meccanismi sono riuscito a capire cosa sia successo!

Purtroppo il commento è in inglese...





Su questo sito si trovano degli approfondimenti.

13 febbraio, 2009

Via col vento

A volte ritornano...

Bene, godetevi questo istruttivo documentario de La7 sull'energia eolica.
Poi chiedetevi secondo voi come mai in Italia ci si deve sempre adeguare al solito andazzo...

18 settembre, 2007

TFR? CVD!

Il blog non è defunto!
Diciamo che si prende delle lunghe pause...

Dopo che il 30 giugno tutti hanno dovuto esprimersi su come impegnare il proprio Trattamento di Fine Rapporto, un sondaggio condotto a luglio da Eurisko per conto di AnimaFinLab tira le somme dell'illuminato provvedimento.

La Stampa riporta oggi i risultati dell'indagine, intitolandolo opportunamente "Tfr, un fallimento annunciato"

Certo, perché non ci voleva certo una laurea (figurarsi tutte i titoli delle eminenze grigie dalle quali abbiamo la fortuna di essere "governati" - si fa sempre per dire) per capire che un provvedimento capestro così architettato avrebbe sollevato numerose perplessità da parte dei lavoratori che non si limitassero a seguire pecoronamente i suggerimenti del Governo.

Interessante questo estratto dell'articolo:

Le principali motivazioni addotte dai lavoratori che hanno scelto di tenere il Tfr in azienda hanno, invece, a che fare con la fiducia. La prima motivazione (con più del 20% delle risposte) è la possibilità di avere una liquidazione in contanti al momento della pensione invece che sotto la forma di vitalizio, un indice di sfiducia nel valore di una pensione privata. Al secondo posto, con il 17% delle risposte, c'è la mancanza di fiducia negli investimenti finanziari. Al terzo posto, c'è la convinzione che il Tfr in azienda garantisca un rendimento più sicuro di un investimento nei fondi. Questo sembra un paradosso, visto che un lavoratore che investe nei fondi può facilmente assicurarsi un rendimento uguale a quello del Tfr investendo tutti i contributi in un fondo monetario. O i lavoratori non erano consapevoli di questa opzione, oppure attribuivano un ulteriore rischio all'investimento nei fondi, associato alla possibilità di default del fondo stesso. Questa seconda ipotesi è supportata dal fatto che solo il 3% dei lavoratori ha totale fiducia nei fondi, contro il 31% che ha totale fiducia nell'impresa in cui lavora.

Da un personalissimo sondaggio condotto tra amici e colleghi (i quali TUTTI hanno fatto in modo da non destinare il TFR ai fondi), emerge poi un ulteriore elemento che ha gettato sfiducia sulla soluzione gradita ai nostri politici: la NON RIPUDIABILITA' della scelta di affidarsi ai Fondi.
Il fatto di affidare le proprie risorse ad una destinazione i cui meccanismi sono di difficile comprensione (andiamo, esiste veramente qualcuno non appassionato o esperto di procedure finanziarie che abbia veramente capito quale rendimento e quali garanzie diano i Fondi?), e di non poter tornare sui propri passi mi ha personalmente allarmato, e quindi ho preferito barrare l'altra casella.
C'è da dire che il fatto di lavorare in un'azienda con più di 50 dipendenti non mi ha reso entusiasta di dover lasciare i miei soldi (pochi, visto che avevo già ottenuto l'anticipo causa acquisto prima casa) all'INPS...ma almeno ho la speranza che, se ne avrò la necessità nel momento in cui andrò in pensione (spero prima che si manifesti la demenza senile), potrò recuperare tutta la cifra in un colpo solo e gestirmela come riterrò opportuno, invece di riceverla centellinata secondo le astruse regole di Governo e Istituti di Credito.

P.S.: Le percentuali esposte mi paiono comunque troppo entusiastiche, soprattutto nel caso di dipendenti di aziende grandi...secondo me sono stati considerati nel computo totale anche i casi di silenzio-assenso (dovuto primariamente all'ignavia o al non averci capito una fava per carenza di informazioni chiare) e quelli in cui il lavoratore si fosse affidato già precedentemente alla soluzione Fondi...

16 maggio, 2007

La grande sagra del nepotismo e della policulicità

Negli ultimi giorni ho avuto il "piacere" di leggere alcuni articoli su un argomento comune: la capacità dei politici e del loro entourage di occupare tutte le possibili poltrone di comando di Enti, Commissioni e ammennicoli satellitari vari...

Cominciamo dall'esercizio della "policulicità", che consiste nella detenzione di molteplici cariche istituzionali di alto livello da parte di un'unica persona. La Stampa ne indica vari ma sempre disgustosi esempi.

Proseguiamo poi con l'attività di "lottizzazione ad usum delphini" per dare una possibilità di lavoro, in questi tempi in cui è difficilissimo trovare un impiego, a persone che hanno innegabili doti pofessionali: ad esempio quella di essere parenti di un politico o di un barone istituzionale.

Ok, sono stato eccessivamente sarcastico e faccio ammenda: non è vero che bisogna essere parente di un potente...basta esserne amico o compagno di partito.

Se poi non ci sono parenti o amici a disposizione, cosa può fare un povero uomo politico per colmare i posti vacanti? Eh vabbe', vorrà dire che dovrà adattarsi ad assumere egli stesso la carica vacante in aggiunta a quella che già detiene.

Ma naturalmente lo fanno solo per senso civico. Ah sì, poi c'è anche la questione degli emolumenti principeschi per tali incarichi...ma suvvia, non stiamo sempre a parlare di vile denaro!

P.S.: Vi consiglio una lettura de "La Casta", libro di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo...

26 aprile, 2007

Anti-trust (letteralmente: contro la fiducia)

Sì, contro la fiducia della gente!

L'ultima uscita dell'Antitrust a proposito degli sportelli di Intesa SanPaolo mi lascia decisamente perplesso...
In sintesi (visto che l'articolista segue la corrente di pensiero secondo cui si dà per scontato che il lettore sia a conoscenza del contesto), in seguito alla fusione tra i due colossi bancari, e la conseguente presenza duplicata di sportelli sul territorio ora afferenti al medesimo istituto di credito, si chiede ad Intesa e SanPaolo di chiudere alcuni di essi.
La motivazione è appunto quella che la nuova banca si troverebbe ad essere in una posizione di vantaggio rispetto ai concorrenti perché dispone di una maggior capillarità e diffusione degli sportelli.

Alcune considerazioni mi scaturiscono immediatamente.
Stiamo parlando di città di medie e grandi dimensioni, dove attualmente esistono sia una filiale Intesa che una di SanPaolo. Logico pensare che nel medesimo centro esistano anche sportelli di altre banche.
Secondo me la (presunta) obiezione mossa da queste ultime nei confronti del nuovo colosso serve solo a coprire una magagna strutturale ben più grave.
La preferenza dell'utente dovrebbe essere guadagnata attraverso la qualità, non la quantità! La Banca Piripacchio può avere sportelli ad ogni strada, ma se i suoi servizi sono scadenti il correntista dovrebbe tendere a scegliere un altro istituto di credito le cui condizioni siano più vantaggiose. A maggior ragione nei centri di medie-grandi dimensioni dove l'offerta dovrebbe essere sufficientemente variegata.

Nel paragrafo precedente ho usato il condizionale per alcuni buoni motivi.
Il primo è che in Italia un ragionamento come quello messo in piedi dall'Antitrust ha buon gioco: in un Paese dove la gente ha il mito della pappa pronta in poltrona, non usa i mezzi pubblici perché non sono sufficientemente comodi e quando va a fare la spesa non accetta di non parcheggiare davanti all'ingresso del negozio (magari dovendo fare 100 metri a piedi), è difficile che accetti di percorrere un "miglio extra" per rivolgersi ad un'agenzia che applichi condizioni più vantaggiose.
Il secondo è che la vagheggiata varietà dell'offerta non esiste in realtà: tutte le banche tirano a fare il proprio comodo (vedi i vari articoli di Maurizio Blondet sull'argomento) ed esiste un evidente cartello per mantenere le condizioni piattamente uguali (e svantaggiose per l'utenza) trasversalmente.

L'Antitrust dovrebbe infatti preoccuparsi di minare le fondamenta di questa granitica associazione a delinquere, invece di dare seguito a questioni di lana caprina...ma la realtà dei fatti è che il correntista/utente/contribuente è di fatto sempre l'ultima ruota del carro in virtù del fatto che non possiede denaro né potere, ed è più facile per l'autorità sfoggiare un comportamento da paladino di facciata che si guarda bene dal mettere qualunque bastone tra le ruote delle amiche banche.
Anzi, in questo modo il gruppo Intesa-SanPaolo potrà permettersi di mettere allegramente alla porta il personale che si troverà ad essere in esubero con la giustificazione: "Non sono io che ho deciso di sbatterti fuori! Mi obbliga l'Antitrust...che ci vuoi fare?"

E vissero tutti felici e contenti (tranne i correntisti e gli "epurati"...ma per il bene di molti bisogna che alcuni accettino di sacrificarsi!)

12 dicembre, 2006

TelecoMER...

Tocca intonare il solito ritornello denigratorio nei confronti dell'azienda di telefonia DI FATTO monopolista in Italia.
Eh sì, perché continuano a prendere delle cantonate oltre il limite della vergogna! Ma come si fa a non insospettirsi di fronte ad avvenimenti del genere?
Senza contare che per avere un qualche rimborso da questa compagnia i tempi sono epocali!

Anche in questo caso, come per le Ferrovie, non si potrebbe far altro che auspicare un'unica soluzione: fallire subito affinché dalle ceneri si possa ricostruire qualcosa di buono.
Però poi vengono in mente le migliaia di lavoratori impiegati nell'azienda, e allora la mente si illumina con un piano alternativo: dirigenti palesemente incompetenti fuori dalle balle a calci in culo!

Temo sia destinata a rimanere una pia chimera...

28 novembre, 2006

Signori si nasce...

...ma il signoraggio è la morte civile della moneta!

Perché voi sapete vero cos'è il signoraggio? Una pratica parecchio deplorevole, che porta in dote un aumento vertiginoso dell'inflazione, oltre che veicolare una considerevole quantità di denaro (finto) nelle casse delle banche centrali.

Leggete anche questo interessante articolo di Maurizio Blondet, che si allaccia al discorso. O questo esauriente documento (PDF) di Marcello Pamio

L'amico actarus1971, mi chiede di segnalare questa iniziativa della Lega Nord in merito. Lo scopo è:

Per comprendere definitivamente le conseguenze e le implicazioni, negative o positive, che si determinano in campo politico e sociale, mediante l'utilizzo appropriato o distorto della funzione monetaria, è opportuno formulare e rispondere correttamente alle due classiche domande:
1) chi è il proprietario della moneta al momento della sua emissione, se della comunità che la utilizza o delle banche centrali,
2) quale è l'ordine di grandezza del danno medio, che ne subisce la comunità nazionale derivante dall'indebita appropriazione del signoraggio monetario, da parte del sistema bancario e monetario nazionale ed internazionale.


Vale la pena pensarci, no?

P.S.: Se poi avete voglia di scremare un po' di sensazionalismo e focalizzarvi sui fatti puri e semplici, vi invito a consultare questi siti:
http://sovranitamonetaria.org
http://www.signoraggio.com