TFR? CVD!
Il blog non è defunto!
Diciamo che si prende delle lunghe pause...
Dopo che il 30 giugno tutti hanno dovuto esprimersi su come impegnare il proprio Trattamento di Fine Rapporto, un sondaggio condotto a luglio da Eurisko per conto di AnimaFinLab tira le somme dell'illuminato provvedimento.
La Stampa riporta oggi i risultati dell'indagine, intitolandolo opportunamente "Tfr, un fallimento annunciato"
Certo, perché non ci voleva certo una laurea (figurarsi tutte i titoli delle eminenze grigie dalle quali abbiamo la fortuna di essere "governati" - si fa sempre per dire) per capire che un provvedimento capestro così architettato avrebbe sollevato numerose perplessità da parte dei lavoratori che non si limitassero a seguire pecoronamente i suggerimenti del Governo.
Interessante questo estratto dell'articolo:
Le principali motivazioni addotte dai lavoratori che hanno scelto di tenere il Tfr in azienda hanno, invece, a che fare con la fiducia. La prima motivazione (con più del 20% delle risposte) è la possibilità di avere una liquidazione in contanti al momento della pensione invece che sotto la forma di vitalizio, un indice di sfiducia nel valore di una pensione privata. Al secondo posto, con il 17% delle risposte, c'è la mancanza di fiducia negli investimenti finanziari. Al terzo posto, c'è la convinzione che il Tfr in azienda garantisca un rendimento più sicuro di un investimento nei fondi. Questo sembra un paradosso, visto che un lavoratore che investe nei fondi può facilmente assicurarsi un rendimento uguale a quello del Tfr investendo tutti i contributi in un fondo monetario. O i lavoratori non erano consapevoli di questa opzione, oppure attribuivano un ulteriore rischio all'investimento nei fondi, associato alla possibilità di default del fondo stesso. Questa seconda ipotesi è supportata dal fatto che solo il 3% dei lavoratori ha totale fiducia nei fondi, contro il 31% che ha totale fiducia nell'impresa in cui lavora.
Da un personalissimo sondaggio condotto tra amici e colleghi (i quali TUTTI hanno fatto in modo da non destinare il TFR ai fondi), emerge poi un ulteriore elemento che ha gettato sfiducia sulla soluzione gradita ai nostri politici: la NON RIPUDIABILITA' della scelta di affidarsi ai Fondi.
Il fatto di affidare le proprie risorse ad una destinazione i cui meccanismi sono di difficile comprensione (andiamo, esiste veramente qualcuno non appassionato o esperto di procedure finanziarie che abbia veramente capito quale rendimento e quali garanzie diano i Fondi?), e di non poter tornare sui propri passi mi ha personalmente allarmato, e quindi ho preferito barrare l'altra casella.
C'è da dire che il fatto di lavorare in un'azienda con più di 50 dipendenti non mi ha reso entusiasta di dover lasciare i miei soldi (pochi, visto che avevo già ottenuto l'anticipo causa acquisto prima casa) all'INPS...ma almeno ho la speranza che, se ne avrò la necessità nel momento in cui andrò in pensione (spero prima che si manifesti la demenza senile), potrò recuperare tutta la cifra in un colpo solo e gestirmela come riterrò opportuno, invece di riceverla centellinata secondo le astruse regole di Governo e Istituti di Credito.
P.S.: Le percentuali esposte mi paiono comunque troppo entusiastiche, soprattutto nel caso di dipendenti di aziende grandi...secondo me sono stati considerati nel computo totale anche i casi di silenzio-assenso (dovuto primariamente all'ignavia o al non averci capito una fava per carenza di informazioni chiare) e quelli in cui il lavoratore si fosse affidato già precedentemente alla soluzione Fondi...
Diciamo che si prende delle lunghe pause...
Dopo che il 30 giugno tutti hanno dovuto esprimersi su come impegnare il proprio Trattamento di Fine Rapporto, un sondaggio condotto a luglio da Eurisko per conto di AnimaFinLab tira le somme dell'illuminato provvedimento.
La Stampa riporta oggi i risultati dell'indagine, intitolandolo opportunamente "Tfr, un fallimento annunciato"
Certo, perché non ci voleva certo una laurea (figurarsi tutte i titoli delle eminenze grigie dalle quali abbiamo la fortuna di essere "governati" - si fa sempre per dire) per capire che un provvedimento capestro così architettato avrebbe sollevato numerose perplessità da parte dei lavoratori che non si limitassero a seguire pecoronamente i suggerimenti del Governo.
Interessante questo estratto dell'articolo:
Le principali motivazioni addotte dai lavoratori che hanno scelto di tenere il Tfr in azienda hanno, invece, a che fare con la fiducia. La prima motivazione (con più del 20% delle risposte) è la possibilità di avere una liquidazione in contanti al momento della pensione invece che sotto la forma di vitalizio, un indice di sfiducia nel valore di una pensione privata. Al secondo posto, con il 17% delle risposte, c'è la mancanza di fiducia negli investimenti finanziari. Al terzo posto, c'è la convinzione che il Tfr in azienda garantisca un rendimento più sicuro di un investimento nei fondi. Questo sembra un paradosso, visto che un lavoratore che investe nei fondi può facilmente assicurarsi un rendimento uguale a quello del Tfr investendo tutti i contributi in un fondo monetario. O i lavoratori non erano consapevoli di questa opzione, oppure attribuivano un ulteriore rischio all'investimento nei fondi, associato alla possibilità di default del fondo stesso. Questa seconda ipotesi è supportata dal fatto che solo il 3% dei lavoratori ha totale fiducia nei fondi, contro il 31% che ha totale fiducia nell'impresa in cui lavora.
Da un personalissimo sondaggio condotto tra amici e colleghi (i quali TUTTI hanno fatto in modo da non destinare il TFR ai fondi), emerge poi un ulteriore elemento che ha gettato sfiducia sulla soluzione gradita ai nostri politici: la NON RIPUDIABILITA' della scelta di affidarsi ai Fondi.
Il fatto di affidare le proprie risorse ad una destinazione i cui meccanismi sono di difficile comprensione (andiamo, esiste veramente qualcuno non appassionato o esperto di procedure finanziarie che abbia veramente capito quale rendimento e quali garanzie diano i Fondi?), e di non poter tornare sui propri passi mi ha personalmente allarmato, e quindi ho preferito barrare l'altra casella.
C'è da dire che il fatto di lavorare in un'azienda con più di 50 dipendenti non mi ha reso entusiasta di dover lasciare i miei soldi (pochi, visto che avevo già ottenuto l'anticipo causa acquisto prima casa) all'INPS...ma almeno ho la speranza che, se ne avrò la necessità nel momento in cui andrò in pensione (spero prima che si manifesti la demenza senile), potrò recuperare tutta la cifra in un colpo solo e gestirmela come riterrò opportuno, invece di riceverla centellinata secondo le astruse regole di Governo e Istituti di Credito.
P.S.: Le percentuali esposte mi paiono comunque troppo entusiastiche, soprattutto nel caso di dipendenti di aziende grandi...secondo me sono stati considerati nel computo totale anche i casi di silenzio-assenso (dovuto primariamente all'ignavia o al non averci capito una fava per carenza di informazioni chiare) e quelli in cui il lavoratore si fosse affidato già precedentemente alla soluzione Fondi...
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