Il complotto cattocomuplutogiudomassomonarchico

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26 aprile, 2007

Anti-trust (letteralmente: contro la fiducia)

Sì, contro la fiducia della gente!

L'ultima uscita dell'Antitrust a proposito degli sportelli di Intesa SanPaolo mi lascia decisamente perplesso...
In sintesi (visto che l'articolista segue la corrente di pensiero secondo cui si dà per scontato che il lettore sia a conoscenza del contesto), in seguito alla fusione tra i due colossi bancari, e la conseguente presenza duplicata di sportelli sul territorio ora afferenti al medesimo istituto di credito, si chiede ad Intesa e SanPaolo di chiudere alcuni di essi.
La motivazione è appunto quella che la nuova banca si troverebbe ad essere in una posizione di vantaggio rispetto ai concorrenti perché dispone di una maggior capillarità e diffusione degli sportelli.

Alcune considerazioni mi scaturiscono immediatamente.
Stiamo parlando di città di medie e grandi dimensioni, dove attualmente esistono sia una filiale Intesa che una di SanPaolo. Logico pensare che nel medesimo centro esistano anche sportelli di altre banche.
Secondo me la (presunta) obiezione mossa da queste ultime nei confronti del nuovo colosso serve solo a coprire una magagna strutturale ben più grave.
La preferenza dell'utente dovrebbe essere guadagnata attraverso la qualità, non la quantità! La Banca Piripacchio può avere sportelli ad ogni strada, ma se i suoi servizi sono scadenti il correntista dovrebbe tendere a scegliere un altro istituto di credito le cui condizioni siano più vantaggiose. A maggior ragione nei centri di medie-grandi dimensioni dove l'offerta dovrebbe essere sufficientemente variegata.

Nel paragrafo precedente ho usato il condizionale per alcuni buoni motivi.
Il primo è che in Italia un ragionamento come quello messo in piedi dall'Antitrust ha buon gioco: in un Paese dove la gente ha il mito della pappa pronta in poltrona, non usa i mezzi pubblici perché non sono sufficientemente comodi e quando va a fare la spesa non accetta di non parcheggiare davanti all'ingresso del negozio (magari dovendo fare 100 metri a piedi), è difficile che accetti di percorrere un "miglio extra" per rivolgersi ad un'agenzia che applichi condizioni più vantaggiose.
Il secondo è che la vagheggiata varietà dell'offerta non esiste in realtà: tutte le banche tirano a fare il proprio comodo (vedi i vari articoli di Maurizio Blondet sull'argomento) ed esiste un evidente cartello per mantenere le condizioni piattamente uguali (e svantaggiose per l'utenza) trasversalmente.

L'Antitrust dovrebbe infatti preoccuparsi di minare le fondamenta di questa granitica associazione a delinquere, invece di dare seguito a questioni di lana caprina...ma la realtà dei fatti è che il correntista/utente/contribuente è di fatto sempre l'ultima ruota del carro in virtù del fatto che non possiede denaro né potere, ed è più facile per l'autorità sfoggiare un comportamento da paladino di facciata che si guarda bene dal mettere qualunque bastone tra le ruote delle amiche banche.
Anzi, in questo modo il gruppo Intesa-SanPaolo potrà permettersi di mettere allegramente alla porta il personale che si troverà ad essere in esubero con la giustificazione: "Non sono io che ho deciso di sbatterti fuori! Mi obbliga l'Antitrust...che ci vuoi fare?"

E vissero tutti felici e contenti (tranne i correntisti e gli "epurati"...ma per il bene di molti bisogna che alcuni accettino di sacrificarsi!)